Il segno dell'uomo

 
L’interesse dell’uomo per il territorio dei Monti Rognosi è noto fin dall’epoca etrusca e romana, quando le popolazioni stanziate nell’area praticavano l’estrazione dei metalli, molto abbondanti nelle rocce ofiolitiche. L’abbondanza di rame e gli insediamenti rinvenuti nel vicino fondovalle lasciano supporre che i Monti Rognosi erano frequentati dall’uomo già in epoca preistorica. La presenza nell’età romana è testimoniata anche dall’antica via Ariminensis. Costruita nel 208 A.C. per unire Arezzo con Rimini e facilitare lo spostamento delle legioni, questa strada consolare fu in seguito utilizzata per la transumanza del bestiame con il nome di via Maremmana e oggi costituisce parte della rete sentieristica del Parco. I centri abitati si sono sviluppati al di fuori dell’area ofiolitica, che in passato era ritenuta improduttiva e inospitale ed era utilizzata perlopiù come pascolo. Basti pensare al borgo rurale di Ponte alla Piera con lo splendido ponte medievale sul torrente Cerfone o al Castello di Montauto, che domina tutto il territorio. I Monti Rognosi furono importanti, dal punto di vista strategico, durante la seconda guerra mondiale: le altezze modeste dei rilievi offrivano comunque un’ampia visuale sulla valle del Sovara e del Tevere, al punto che i tedeschi vi costruirono trincee e nidi di mitragliatrice, avamposti della Linea Gotica che correva nella vicina Alpe di Catenaia, ancora oggi visibile all’interno della Riserva Naturale.